Lords of Chaos o quando eravamo Immortali: disquisizione (inquisitoria) semiseria di un fenomeno pieno di fenomeni
Questo articolo contiene molto Black Metal, molta violenza fisica, verbale, emotiva e sociale. L’auto/trice ne sconsiglia vivamente la lettura da parte di chi è facilmente impressionabile. L’uso di immagini violente e al limite del censurabile è finalizzato alla storia stessa. Nulla qui è politicamente corretto. L’auto/trice declina ogni responsabilità. E poi non dite che non vi avevo avvisato.
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
L’uomo è l’unico animale che provoca sofferenza agli altri senza altro scopo che la sofferenza come tale. (A. Shopenauer)
Lord of Chaos. Signori del caos in azione. Un argomento questo, di cui volevo parlare da tanto. Scrivere questo articolo sul Black Metal sarà duro, difficile e pesante. Voglio scriverlo da sempre, da quando l’Officina ha aperto il portone dell’Anarchia, ma allo stesso tempo ho preso tempo perché sono consapevole della difficoltà di parlare di un argomento che definire incasinato, malvagio e pesante è un eufemismo bello e buono. E posso già avvisarvi che non non si esaurisce, questo è un fuoco che brucia alimentato dal nitrato d’argento, non esiste copia di sicurezza. Qui non c’è bontà, gentilezza o falsi sorrisi. Qui i sorrisi sono fatti con le cesoie e le lacrime son di sangue, quello vero. Il sangue che esce dal cervello esploso di un ventunenne svedese morto in una remota località norvegese in desolante Solitudine.
La storia del Rock è un bosco oscuro infestato da sentieri insanguinati, impolverati e disabitati. Solo malattia e morte. E in questa vicenda oscura i sentieri sono così bui che ci vuole una torcia.
Questa volta non posso dare per scontato che voi miei cari appassionati di trekking oscuro conosciate questa storia. Non parliamo di cose note al grande pubblico. Sono caramelle (al cianuro) che ci siamo mangiati noi appassionati storici e stoici dagli stomaci di adamantio, quindi vi farò un riassunto delle puntate precedenti, così che tutti possiate rendervi conto di cosa stiamo parlando.
IL BLACK METAL SPIEGATO AI CHIERICHETTI E ALLA NONNA: METAL FOR DUMMIES
Allora, come è accaduto spesso negli anni gli abitanti della malefica Albione si sono rivelati dei grandi inventori e scienziati, (non a caso hanno la Royal Society) così una mattina qualcuno si è svegliato e guardando il Canale della Manica ha detto: “Oh, bloody shit! It’s time to invented heavy metal because London is very sad”. A furia di suonare metallo pesante però alcuni scalmanati di New Castle decisero di farsi chiamare Mantas, Cronos, Abbadon e Jesus Christ e fondare i Venom per suonare roba ancora più pesante, cattiva e brutale. Dopo aver deflorato vergini si diedero alle grigliate di bambino prima e di caprone poi; da questa esperienza culinaria licenziarono il loro album più famoso: Black Metal. E qui, semplificando secoli di musica, possiamo dirvi che nacque l’omonimo genere (incriminato, 21 anni di galera) il Black Metal. Quella che si dice “prima ondata” era composta dai sopracitati inglesi, dagli svizzeri Celtic Frost ed Hellammer, dagli svedesi Bathory, e i danesi Mercyful Fate. C’era un inglese, un danese e uno svizzero…
La “seconda ondata” vide la luce, anzi il buio, nelle gelide terre scandinave e soprattutto in Norvegia, dove gruppi come Mayhem, Burzum, Darkthrone o Satyricon, Immortal ed Emperor decisero che i Venom erano un’accozzaglia di educande ubriacone, ma nulla più.
Loro avrebbero spiegato a tutti cos’è la malvagità e messo in fila i cattivoni per procura, avrebbero sconfinato negli inferi riportando alla superficie il vomito di Satana, e soprattutto avrebbero fatto sul serio e fatto un gran casino. Il mondo avrebbe scoperto presto che essere cattivi non basta, essere metallari non basta, urlare non basta. Quei maledetti cattolici usurpatori avrebbero scoperto che chi d’Inquisizione ferisce, d’Inquisizione perisce.
FIAMME NEI CIELI DEL NORD – E BREIVIK PRESE IL FUCILE
Chi non ricorda l’isteria collettiva del cosiddetto Panico Satanico degli anno 80 e 90? Solo chi in quegli anni ha vissuto in Antartide senza nemmeno un telefono a gettoni per sentire a casa come stavano. Ci ricordiamo degli insegnati accusati di essere degli stupratori per conto di Satana, dei ragazzini che in nome del maligno sgozzavano cani, papere e genitori per mangiarli a colazione, di vergini stuprate in cimiteri abbandonati, di Ozzy che mangiava i pipistrelli e dei Bambini di Satana che cercavano di farsi adottare dalle famiglie cattoliche per bene.
Dovete sapere che in tutto quel marasma di diavoli, fiamme e ragazzini problematici in Scandinavia accadde qualcosa di davvero singolare e bizzarro: i ricchi rampolli della civilissima (e meravigliosa, sia chiaro) Norvegia iniziarono a giocare coi fiammiferi. E a farlo in maniera grandiosa.
Sapete, chi conosce a fondo (come crede di conoscere il Capofficina, se non altro perché a quel tempo c’era e c’era alla grandissima) questo casino non è rimasto così (tanto tanto) male quando il signor Anders Breivik decise di giocare davvero a guardie e ladri, insomma: la splendida Norvegia aveva già avuto i suoi problemucci. Cioè, se noi si andava in chiesa a rubare i crocifissi, le candele e i breviari per fare gli sboroni, su al nord si fecero le cose più in grande. Nemmeno negli USA o in Germania (ok loro un pochino si), no.
Per chiarire ulteriormente la situazione potremmo definire il Black l’equivalente del Punk: due movimenti underground nati tra le muffe di qualcosa di più grosso e puzzolente. Anche se il Punk in un certo senso ebbe vita più serena e facile, se così si può dire, perché Il Rock era il movimento mainstream per eccellenza, il Punk doveva scardinare qualcosa che era cresciuto a dismisura come un teratoma e che iniziava a morire di noia. Il Black Metal invece era l’underground di qualcosa che a suo modo era (ed è tutt’ora) un movimento underground. Anche qui si moriva di noia perché le major fiutavano il puzzo di sudore quando c’era e una volta sotto contratto il prodotto finito era tale e quale a quello della fabbrica Ford di Detroit: musica in serie che esauriva in fretta la sua carica dirompente e cattiva. Come disse una volta Abbadon il metal si rinnova per mano dei fan che per motivi più disparati imbracciano gli strumenti e lo fanno rinascere ogni volta e il metal estremo non muore mai perché ci sono i fan che ci mettono passione, anche se tende a smembrarsi loro lo tengono assieme. Ecco, il Black Metal era di certo il prodotto più cattivo, estremo, violento e a suo modo purissimo di un movimento che sin dai suoi primi giorni ha stretto patti col Maligno per non morire mai. Come il Punk i primi dischi usciti si caratterizzano proprio per gli stessi motivi: Uso di chitarre distorte, amplificatori e microfoni di scarsa qualità , un cantato che diventa urlato e roco e a tratti incomprensibile; qui da noi si diceva che questi chitarristi al posto del plettro usavano la cento lire limata (eh, che tempi quelli della cento lire!) il tutto voluto e organizzato a tavolino, per così dire. Le tematiche non sono il semplice bere birra e scopare ogni cosa che respira; ci sono dentro il satanismo di stampo anticristiano, il paganesimo degli antenati usurpati e sradicati dai cattolici visti appunto come distruttori e tantissimo odio verso tutto.
Ogni musicista ha un soprannome, anzi quello che potremmo definire un “nome di guerra”, l’utilizzo delle borchie in un certo senso è scappato di mano impazzendo letteralmente e per stupire e spaventare, come appunto dei veri guerrieri, l’uso del trucco è pari a quello che ne fa Moira Orfei sotto steroidi. E oltretutto si chiama, giusto per essere sempre allegri, corpse paint.
Con queste premesse non può che succedere un casino. O magari qualcosa a suo modo divino. In fondo le divinità nordiche che scateneranno il Ragnarok sono le dissacranti patrone di questo movimento. E Le loro sataniche maestà saranno coadiuvate dalle armate dell’oscuro signore degli inferi…
Per chi non sa di cosa stiamo parlando consiglio l’ascolto di questo brano prima di continuare la lettura, almeno provateci. Io lo trovo a suo modo tremendamente bello, ma sono pur sempre formato da un esoscheletro di agglomerati di cromite, acciaio, polonio e sangue di caprone vergine….
Quindi a questo punto che abbiamo chiarito di cosa stiamo parlando possiamo fare il punto della situazione. Il metal estremo esattamente come il Punk ebbe i suoi problemi. E che problemi. Non solo gente morta. Un delirio architettonico senza eguali che per un decennio fece tremare radendo al suolo letteralmente le fondamenta delle stavkirke del nord Europa.
L’INFERNO IN SUPERFICIE. IMPRENDITORIA FAI DA TE.
Senza dubbio alcuno i padrini del movimento furono i Venom e i Bathory, ma i veri paladini furono (sono) i Mayhem. E di certo la figura più carismatica ed emblematica del gruppo fu il chitarrista Øystein “Euronymous” Aarseth. Padre padrino padrone del gruppo che tutti conoscevano ma che nessuno aveva mai sentito dal vivo. Entusiasta fondatore della DSP Deathlike Silence Production e del negozio di dischi più noto nel circuito underground di Oslo, dall’emblematico nome di Helvete inaugurato nel 1989; attività che gestiva con rara incapacità imprenditoriale, Euronymous odiando il mondo intero voleva al tempo stesso spremere tutti i quattrini necessari alle sue attività proprio da quel mondo tanto odiato che lui definiva con gentilezza “dei modaioli” per poi finanziare la pubblicazione di album estremi e cattivi.
Nel frattempo il negozio era diventato un punto di riferimento per tutti gli appassionati della Norvegia che si incontravano in questa sala da thè oscura e puzzolente, che nelle intenzioni del padrone sarebbe dovuto essere visitato con torce per poter vedere i dischi. Oscurità padrona, oscurità canaglia, oscurità complice tra i vari Darkthrone, Abruptum, Immortal, Enslaved ed Emperor fece il suo ingresso trionfale un giovane di Bergen: tal Kristian Varg “Count Grishnach” Vikernes. Tenete a mente questo nome gente.
Euro e il Conte divennero non solo amici, ma anche colleghi: i Mayhem stavano registrando da tempo immemore l’album De Misteriis dom Satanas e lui si prestò a registrare la parti di basso mentre era sotto contratto col suo progetto one man band Burzum (oscurità del mondo tolkeniano), allora capitava spesso che i gruppi collaborassero tra loro in ogni maniera possibile; insomma, le cose andavano alla grandazza, giusto? Sbagliato!
Qui la storia diventa un film horror. Anzi, uno snuff. Una storia così grossa che ancora oggi fa tremare le vene dei polsi di chi era coinvolto anche solo in modo marginale. Cose di cui non si parla volentieri e che invece, purtroppo, hanno segnato le loro esistenze e l’immaginario di un’intera generazione di persone che come me leggevano queste cose dalle riviste di settore e dai trafiletti sui giornali. Storie nere, oscure, piene di dolore e grondanti sangue.
Non è una sola storia: ci sono scatole cinesi piene di sangue, cervelli e budella, coltelli, fucili e proiettili, faide, rabbia e furia cieca sorda e muta. Ci sono morti, incendi, sbruffonate, litigi e tanta, tantissima musica suonata ad altissimo volume distorto e crudele.
Vikernes e Aarseth si lanciavano in proclami sempre più roboanti; quelle sparate del tipo “io ce l’ho profumato all’aroma dell’inferno” e “io invece posso trombare tua sorella mentre declamo l’Inferno di Dante in bilico sul cofano di una Challenger del ’71” “uh, tu al massimo puoi suonare la chitarra con la 100 lire limata io invece la suono con la punta del tuo prepuzio” “ma che dici, io posso mangiarti il fegato e nel frattempo ruttare tutto l’alfabeto cirillico”. Insomma, diciamo che l’esagerazione era diventata una regola: questo significava che dalle parole bisognava per lo meno provare a passare alle azioni. E non sarebbe trascorso tanto tempo.
SCUSATE PER TUTTO IL SANGUE
Il destino è nel nome. Può sembrare assurdo ma in questo Ragnarok casalingo i nomi hanno un peso specifico mortale. Un giorno scese in Norvegia dalla vicina Svezia un giovane biondo, delicato e tanto triste dotato di una qualità vocale paragonabile a quella di una divinità nordica tipo Hel o suo fratello Loki, roba da inferno sulla terra. Per Yngve Ohlin aveva come nickname Dead. Ve l’ho detto che il destino è nel nome.
La leggenda vuole che un giorno incontrò una statua di Moira Orfei e si disse “Oh, santa polenta, ho deciso che anch’io voglio assomigliare alla mummia di Tutankamon a carnevale!” e quindi inventò il corpse paint. Diventato quasi famoso grazie al suo gruppo, i Morbid, decise di contattare Necrobutcher tramite lettera. All’interno vi aveva messo una lettera, una cassetta, un topo morto crocifisso e delle foto della famosa sorella che si faceva trombare sulla Challenger. Euronymous ne fu così felice che chiese il numero di telefono della sorella e lo fece entrare nel gruppo.
Indossava abiti che seppelliva per avere un aroma di cadavere, sniffava corvi morti per drogarsi di morte, ha inaugurato la moda emo di tagliarsi per farsi notare e soprattutto adorava farsi notare.
Poi le cose cambiarono drasticamente. Basta corvi, abiti sporchi di terra, falsi amici e concerti con le teste di maiale sul palco. La vita a volte è talmente stronza che imita il cinema snuff così bene da far paura. L’8 aprile 1991 un solitario e solo Dead decise che era ora di vedere come si stava dall’altro lato del Naströnd tra le braccia di Hel.
E Pelle prese il fucile. Anche il coltello.
A questo punto la copertina del live bootleg più truce e stronza della terra era pronta.
Un po’ come la storia della Guernica.
Per Pelle Yngve Ohlin si era ucciso lasciando un biglietto di scuse per tutto quel sangue e il testo di una canzone che finirà nell’eterno album De Misteriis dom Satanas, Life Eternal.
All’epoca divideva casa con Hellhammer, il batterista dei Mayhem e con l’imprenditore Euronymous. Siccome il destino è nel nome il suo voleva dire “Principe della morte”. Non chiamò subito la polizia, no. Decise che scattare due foto dell’amico e raccogliere qualche cimelio sarebbe stato divertente. Pezzi di cranio che vennero recapitati ad alcuni fidati amici tra cui anche il chitarrista dei Marduk, lo stesso Euro e chissà, forse Varg e la sorella stronza. E per non farsi mancare nulla dopo essere stato a cena con Issei Sagawa decise anche di cucinare un po’ del cervello fuoriuscito, ma è anche vero che non contrasse il morbo della mucca pazza quindi non si sa se è vero.
CENERE ALLA CENERE: L’ELVETHE IN TERRA.
Siccome un ventunenne depresso e morto non bastava Euro aveva deciso di innalzare l’asticella dei proclami. Attorno a lui si era formato un gruppo di fedelissimi: Inner Circle, o Black Circle o come dicevano i giornali sempre desiderosi di fare cassa, Black Circle Mafia. Questo gruppo, vero o presunto, era comunque il braccio armato, anzi il garzone di bottega del benzinaio del buon Euro. Cosa facevano? Avevano delle “abilità”. Queste abilità? Potremmo definirli “Hellfire Club” che mentre metteva a frutto le sue abilità fischiettava “ma che bello dare fuoco da Oslo in giù”.
Vikernes nel gennaio 1993 soggiornò sei mesi nelle patrie galere dopo esservi ventato un po’ troppo. Era accusato di essere un piromane.
Solo nel 1992 vennero rase al suolo dal fuoco 52 chiese nella sola Norvegia.
Anche la famosa stavkirke di Fantoft, chiesa medievale fu tra le vittime. I più attivi furono senza dubbio Samoth degli Emperor, Vikernes, Bard Faust sempre degli Emperor e altri. I roghi andranno avanti per tutto il decennio. Alla fine la conta sarà tragica: un pompiere morto e milioni di corone norvegesi da spendere per ricostruire tutta la distruzione.
Ma purtroppo questo non sarà tutto. A quanto pare bruciare chiese, minacciare musicisti “rivali” e autoaccusarsi ingiustamente di omicidio non era sufficiente. Proclamare di poter suonare col prepuzio al posto della 100 lire limata non era più sufficiente per risollevare le sorti dell’imprenditore Oystein.
QUANDO GIOCARE AI POMPIERI NON BASTA. LA SINDROME DI STOCCOLMA SPIEGATA DAI NORVEGESI.
A volte l’amicizia è come una fratellanza. Una fratellanza di sangue, morte e musica. La stessa fratellanza che avevano Caino e Abele. Nel caso di Varg e Øystein la cosa è più vera che per altri.
Qui dobbiamo fare un’ulteriore passo indietro e fermarci un secondo. Chiedo scusa per questo, ma è importante farlo. Varg ed Øystein condivisero per diverso tempo una grandissima amicizia e stima. Due personalità che definire piene di loro stesse è dire poco. Non ci vuole la laurea in psichiatria per rendersi conto di avere di fronte un evidente caso di megalomania psicopatia narcisismo dilaganti e prorompenti. Non solo Varg era un ottimo prestatore d’opera, ma l’amico Euro si prodigava affinché i dischi di Burzum vedessero la luce, anzi il buio del mercato discografico.
Allora, nei primi giorni di gennaio del 1993 quel furbacchione di Vikernes decide che si, è molto divertente dar fuoco a chiese e quant’altro, ma volete mettere gettare nella merda tutto il movimento, amici compresi? Quindi questo campione di umiltà decide di rilasciare un’intervista in cui dichiara di aver dato fuoco alle stavkirke e di aver ucciso un omosessuale a Lillehammer l’anno prima. Ovviamente la polizia norvegese anche senza l’aiuto della signora Fletcher lo sgama e gli appioppa sei settimane di riposo forzato in prigione senza passare dal via e senza soste in Parco della Vittoria. Diciamo pure che Varg era un cazzaro non indifferente. Peccato che l’omosessuale era morto davvero ma non per mano sua: il colpevole, che alla fine sarà costretto a confessare, era il suo amico Bard Faust Eithun. Perché aveva ucciso? Impulso. In effetti il vecchio Christian per ora aveva solo acceso qualche fuoco non per scaldarsi, ma nulla più.
quindi, a questo punto vi direte: tutto qui, no? Sbagliato.
Le cose non potrebbero andare peggio. Invece possono, vedrete, possono.
MORS TUA VITA MEA OVVERO L’INIZIO DEL RAGNAROK.
Varg che non saprà mai cosa sia l’umiltà, si sentiva una personalità di un certo rilievo in Norvegia. Euro che con l’incarcerazione del caro amico si sentiva libero e leggero come un assorbente Lines Idea (pazzerella) e pronto a riprendersi la leadership poteva respirare, almeno fino a quando Varg non avesse deciso di riapparire sulla soglia dell’Helvete con addosso solo un mantello del corpse paint e il suo miglior sorriso. Varg si sentiva un famoso. Praticamente aveva inventato l’isola dei dannati ancor prima che un piangente Enzo Paolo Turchi vi lasciasse le emorroidi e così una volta fuori decise che essendo un famoso il suo amico Øystein si era trasformato in uno stalker di celebrità. Insomma, doveva stare attento perché tutta quella fama gratuita lo rendeva il bersaglio di quel cacciatore di autografi di Aarseth, che certamente gli avrebbe fatto la posta sotto casa col poster della sua ultima fatica e uno scatolone di Minerva, così, tanto per fare festa tutti assieme.
La notte del 10 agosto 1993 Varg e l’amico psicolabile Snorre Ruch, ex Mayhem, si recarono da Øystein per firmargli l’autografo. Quello definitivo. Se non lo avesse fatto lui, lo avrebbe fatto quell’altro.
Vikernes uccise Aarseth con 23 coltellate. Una mattanza difficile da immaginare. Il poveretto, in mutande, correva lungo i sei piani del suo palazzo suonando i campanelli per chiedere aiuto ai vicini: nessuno andò ad aprire. Si chiama ospitalità norrena ed è mutuata dalla saga sicula del Padrino. E’ che in Norvegia i Testimoni di Geova hanno l’abitudine di recarsi a spiegar la parola di Dio alle tre del mattino, ecco perché nessuno rispose.
Alla fine, essendo un megalomane, Varg si fece dare 21 anni di galera che in Norvegia è l’ergastolo. Era accusato di omicidio, di detenzione di armi, 150 kg di esplosivo e del rogo di tre edifici religiosi. L’ergastolo in Norvegia lo ha ricevuto anche tal Anders Breivik che prima di imbracciare il fucile per far tornare grande il suo paese, aveva inviato un delirante tomo di 1500 pagine ad alcuni amici di penna tra cui figurava lo stesso Varg uscito di galera nel 2010, dopo sedici anni e controllato a vista dalle autorità.
Quindi, così ha termine la più tragica storia rock di sempre. No.
In Germania nel 1994 l’intera band adolescenziale degli Absurd verrà incriminata dell’omicidio di un compagno di scuola, Sandro Beyer. Lo stesso anno si svolgeranno i processi ai membri del cosiddetto Inner Circle per i roghi.
Purtroppo il Black Metal farà ancora parlare di se, almeno sino al 2006, quando Jon Nodtveidt, ex leader dei Dissection decise di togliersi la vita. Nel 1997 venne accusato dell’omicidio di un omosessuale algerino prendendo otto anni di galera. Nel mezzo ci sta la storia di Gahal dei Gorgoroth, ma questa è un’altra storia di cui parleremo più avanti.
Quindi, questa è a grandi linee la storia del Metallo Nero. Se via ha incuriosito in rete e anche in biblioteca troverete molto materiale interessante.
Vedete, io amo molto il genere Black Metal. In primo luogo perché fa parte della mia formazione personale e faccio fatica a lasciarlo per strada; perché non posso dimenticare da dove vengo e perché mi diverto ancora tantissimo; si signore e signori, avete capito bene: provo piacere e godimento nell’ascoltare questo frastuono cacofonico. Lo sto facendo anche adesso che scrivo queste parole. Non rabbrividite: chi non si ferma a guardare gli incidenti stradali, chi non legge provando gusto i romanzi dell’orrore, chi non ha mai avuto pensieri impuri, chi non ha mai litigato o è ancora vergine allora può anche giudicarmi. Tutti voi altri, no.
Vorrei provare a spiegarvi che il Black Metal non è solo questo. Tutt’altro. Praticamente tutti quelli che hanno fatto parte della “seconda ondata” oggi sono ancora attivi. Sono cresciuti come musicisti, come persone, come umanità più o meno consapevole di cosa accadde in quegli anni. Lo ricordano ma non ne parlano, voi cosa fareste al posto loro?
Sono diventati adulti, si sono sposati, molti hanno figli e hobby collaterali alla musica.
Nergal dei polacchi Behemoth oggi ha delle botteghe di barbiere, Satyr dei Satyricon produce vino, Gahal ha una sua linea di moda (ma la sua è una storia emblematica e ne riparleremo, come promesso). Ted Skjellum alias Nocturno Culto dei Darkthrone ha due figlie e fa anche il maestro elementare. Tutti hanno cercato una evoluzione per un genere che ancora oggi è combattivo, cattivo e sporco, ma di una sporcizia diversa che ha scollinato nel nuovo secolo e nel nuovo millennio. Non mi sto arrampicando sugli specchi unti per salvare quello che non è salvabile e siccome non pettino le bambole con gli stuzzicadenti ci tengo a precisare ogni parola che ho detto.
Oggi Vikernes vive in Francia con sua moglie e i suoi figli, fa ancora i suoi proclami deliranti un po’ perché il narcisismo è il suo forte e un po’ per non essere dimenticato, come quei predicatori apocalittici televisivi degli anni ’80 caduti in disgrazia con l’avvento dei canali porno e che parla parla parla: Umberto Eco c’avrebbe due cosine da dirgli. I morti sono rimasti tali e non sono stati risputati dall’inferno.
Ogni volta che penso a queste storie di Black Metal provo un senso di vuoto e smarrimento verso qualcosa che mi ha appartenuto anche se solo in maniera marginale, un vago senso di malinconia. Non fraintendetemi: tutta la violenza e la crudele mancanza di empatia dimostrata da molti non mi appartiene affatto, non amo nemmeno l’idea di chi usa e sfrutta queste cose per vivere “la malvagità per procura”, assolutamente; diffido di chi guarda il male dall’altra parte della vetrina perché ha qualcosa da nascondere ma al tempo stesso ho da sempre un rapporto molto personale e particolare col Metal in generale. E anche con il lato oscuro che alberga in me. Ho smesso di averne paura e di lottare quindi ho anche smesso di giudicare.
Volevo raccontare anche io un pezzo di questa storia del Black Metal che non è finita qui. Esisto un bellissimo libro che si intitola proprio Lords of Chaos di cui si favoleggia un film per la regia di Jonas Akerlund, che nonostante tutte le critiche può permettersi di dire la sua. Ma queste sono altre storie e sono convinta che ne sentiremo ancora delle belle.
A volte mi chiedo come possa ancora ascoltare quel frastuono infernale del Black Metal senza perdere tutti i denti davanti. Poi so il motivo appena mi guardo allo specchio: perché sono io. Si cresce, si cambia, si evolve, le rughe ci graffiano la faccia, la scuola e l’università finiscono, i lavori cambiano e si perdono. Ma il Metallo no, lui rimane accanto a te come un amico, un parente lontano che ti ama come se fosse di primo grado e che non ti giudica perché sei così. Ti rendi conto che in fondo in ogni camera del castello del Rock’n’Roll ci sono scheletri nell’armadio, divorzi, matrimoni, suicidi, omicidi, droga morte dolore distruzione, in tutte, nessuna esclusa.
Amerò sempre queste camerette perché sono le più piccole, buie sporche e rumorose e al tempo stesso le più creative e umane di tutte. Chi vi soggiorna è paradossalmente buono, di una bontà tutta sua, sia chiaro.
Adesso però è tardi e abbiamo parlato troppo. Sappiate che questo è un terreno accidentato su cui si rischia di farsi molto male. E’ ora di andare nel bosco; fuori piove e c’è la nebbia e fa freddo e ogni cosa è come avvolta dal vapore prodotto dal sudore putrescente di Satana. State attenti quindi: il sudore del diavolo è scivoloso e nel buio ci sono cose che alla luce del giorno sono ugualmente pericolose. Buona notte, miei piccoli metallari e camminatori nell’oscurità, alla prossima…
Come sempre vi lascio con qualcosa da ascoltare o ri ascoltare. Buona notte miei oscuri viaggiatori….
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