X Files è la fuori o è dentro di noi?
Questa sera, alle 21, sul canale satellitare Fox andrà in onda, o meglio, riprenderà da dove era finita, l’undicesima stagione del telefilm culto per antonomasia (cult assieme a Twin Peaks, ma comunque dopo Ai Confini della Realtà, senza il quale non esisterebbero nessun dei due), X Files.
Ovviamente qui in Officina non ci stiamo dentro perché è il nostro telefilm preferito, nonostante tutto senza XFiles oggi questa Officina malmessa sarebbe molto diversa, molto più mesta, molto più triste.
La stagione vetrina dello scorso anno era solo un aperitivo, un modo molto tattico, anzi no, paraculo, per far tornare l’appetito ai vecchi commensali e accaparrarsi nuovi adepti. I vecchi complotti, i protagonisti diventati più vecchi e più affascinanti, una disillusione che coglie tutti quanti e la contingenza di una storia dell’umanità grandissima e terribilmente in divenire hanno un po’ infiacchito questo assaggio di nuovo, ma in fondo, dopo tredici anni una patina di ruggine è ammessa.
L’episodio della lucertolona è senza dubbio il migliore di tutta la serie, perché strizza gli occhi a quelli che si chiamavano “Il mostro della settimana” e che come spesso accadeva anche nel passato erano i migliori. Alcuni episodi di X Files di questo tipo vengono considerati tra i migliori di sempre della televisione, e non deve meravigliare nessuno. Si tratta di piccoli gioielli fatti e finiti, veri e propri diamanti nel culo della capra, storie che sono Racconti Perfetti. Dal nostro punto di vista sono opera fantastiche.
Con questo sia chiaro, non siamo quella tipologia di fanatici ciechi e sordi, tutt’altro; proprio perché l’amiamo molto ne vediamo anche i limiti, i difetti e le cadute di stile.
Non c’è dubbio che dal nostro modo di vedere le cose le prime cinque stagioni (con qualche perla nella sesta e settima stagione) sono le migliori, costruite perfettamente, senza cadute di stile e con storie sempre coinvolgenti.
A nostro avviso il problema si pone quando iniziano gli episodi della cosiddetta Mitologia.
Vada pure che essendo una serie basata su complotti, leggende metropolitane, alieni e mostri inenarrabili ci sia un filo conduttore e che esso sia naturalmente costituito dalle storie sugli alieni, ma a nostro avviso nel tempo è diventato troppo ed è cresciuto come un teratoma malvagio che si è impadronito della storia e dei personaggi.
Tutto l’immenso complotto che se fosse vero sarebbe qualcosa da togliere sonno, fame e sete, è esageratamente ridondante, davvero troppo anche per chi come noi guarda senza sbattere le palpebre telefilm come questi.
Ha un suo fascino, sia chiaro, ma un fascino fine a se stesso, che vive fuori di esso, fuori dalla storia e delle storie che al contrario, a nostro avviso, hanno reso icona quello che poteva rimanere un semplice telefilm come gli altri.
X Files è soprattutto un viaggio nel tempo.
Un viaggio in quella moda che tristemente è tornata ad allietare una gioventù che secondo gli stilisti non ha gusto e non sa crearsi outfit decenti, le atmosfere tipicamente cupe degli anni novanta, atmosfere dalla tetraggine tragica anche alla luce del giorno, giorni che a loro volta sono sempre velati da una foschia caliginosa, quell’idea di un’attesa di qualcosa che arriverà e cambierà tutto quanto per sempre.
La rivoluzione apportata da X Files inizia col modo di farci vedere il mondo: un indicibile complotto volto alla conquista della terra da parte degli alieni, agevolata da un fantomatico “Consorzio” di gentaglia che è ben lieta di vedere il mondo conosciuto precipitare nel terrore e finire malamente tramite un “virus”.
Chris Carter dirà in un intervista che la serie venne interrotta fondamentalmente dopo l’11 Settembre perché era chiaro a tutti che la Realtà aveva preso a calci nel sedere la Fantasia, suonandogliele di santa ragione.
Non crediamo fosse nelle intenzioni dello sceneggiatore Carter riuscire a fare una cosa del genere, ma come spesso accade con le vecchie storie classiche della Sci Fi essa arriva vicino a quello che succede nella realtà, senza volerlo riesce a captare i cambiamenti a volte impercettibili, a volte palesi, della società umana, la storia di Fantascienza rielabora quello che succede nel tentativo di trasformare l’indicibile in ipotizzabile.
Non crediamo che Chris Carter si sia reso conto, nel tempo, di aver intercettato il malessere di una società che era in rapidissimo mutamento, (i Millennials stavano per essere concepiti) che grazie alla rete di lì a poco avrebbe cambiato per sempre modo di vedere e vivere i rapporti umani e la vita stessa. In quei tempi le teorie stesse del complotto incominciavano ad assumere vita propria, proprio grazie a quello strumento, quell’internet che nelle intenzioni avrebbe dovuto migliorare e rendere più leggera l’esistenza delle persone, le teorie che oggi si chiamano senza tanti complimenti Fake News e che anche allora invece di svelare riempivano gli occhi delle persone di fumo.
Mulder, Scully, Skinner, l’Uomo che Fuma, i pistoleri solitari sono personaggi entrati loro malgrado nell’immaginario televisivo collettivo, sono parte del nostro catalogo di figurine degli eroi della televisione proprio perché posseggono una plausibilità nel mondo reale. Soprattutto oggi, dove la civiltà multimediale è diventata suo malgrado Smart, da multimedia a monomediaomnia, dove ogni cosa passa inevitabilmente attraverso il filtro (fallace) dei social network, che in quei anni novanta erano ancora nelle teste dei loro inventori ancora ragazzini, personaggi plausibili perché tutto quello che è venuto dopo è passato attraverso il filtro del complotto.
Anche le prime (bellissime) stagioni di CSI, quello originale, si basavano su Urban Legend e questo fu possibile proprio grazie al lavoro di Carter e soci.
Quello che sembra in X Files è proprio quello che si vede: un mondo possibilmente realizzabile, impiantato (è il caso di dirlo) nella vita vera. Ci sono mostri, vampiri, fantasmi, mostri lacustri, serial killer, uomini selvaggi, mutazioni genetiche, alieni ma nonostante questo tutto è inserito all’interno delle possibilità dei vari piani di coscienza dl reale.
Stasera andrà in onda l’undicesima stagione, che secondo i produttori sarà davvero l’ultima anche perché la Anderson ha dichiarato che alla fine della stagione lascerà la produzione, (ci crederemo quando lo vedremo) vedremo forse il famigerato William, il figlio di Mulder e Scully e forse scopriremo chi sono quelli buoni e quelli cattivi che non sempre è chiaro; ritorneremo in posti noti, e speriamo ci siano almeno due o tre bellissimi mostri della settimana a farci tornare in dietro nel tempo, quando ancora l’esperienza televisiva era quello che doveva essere: un momento di pazzia e di evasione dalla realtà, non la perpetuazione del mondo reale in uno schermo che per colpa di questo è diventato non più solo specchio della società, ma anche continuazione di un piano del reale sempre più allucinante.
Da stasera alle 21 su Fox piattaforma Sky quindi, ritorneremo a non fidarci di nessuno, a volerci credere ancora. Tra dieci settimane, quando anche questa stagione sarà finita, ne riparleremo, magari potremmo decidere quali sono i migliori episodi di sempre di questo piccolo capolavoro, che volenti o nolenti ha segnato un’epoca, come solo un prodotto mediatico può fare oggi.
Perché la verità è la fuori….
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